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Monza e i suoi rom
5. Monza che cambia
Umberto De Pace


Pochi giorni or sono un ragazzo di 14 anni è morto carbonizzato, tra le macerie e i ruderi della vecchia Falck a Sesto San Giovanni. Qui trovano ricovero da diversi anni centinaia di persone, rom ma non solo.
Il ragazzo, appena giunto dalla Romania insieme ai suoi fratelli, si era addormentato in uno dei locali del fabbricato, con una candela accesa, la quale è stata fonte di innesco di un incendio che in poco tempo ha lambito l'ambiente angusto.
Marian Danilà è stato il primo ad accorgersene. La sua prima preoccupazione, è stata quella di far uscire subito i suoi fratelli. Purtroppo lui non ce l'ha fatta: il fuoco, e soprattutto il fumo, gli hanno impedito di uscire dalla trappola mortale.
Questo è quanto mi ha raccontato una persona che trova anch'essa ricovero in quella fabbrica abbandonata.
L'insediamento abusivo della Falck era già stato oggetto di sgombero, non molto tempo fa, come “rappresaglia” a seguito dell'omicidio della signora Reggiani a Roma. Intervennero le forze dell'ordine, furono distrutte le baracche e cacciati i suoi occupanti. Dove? A nessuno importava. Il giorno dopo, i giornali e le televisioni già si occupavano d'altro.
Qualcuno di loro tornò in Romania, non per scelta, ma per paura. Soprattutto donne e bambini.
Gli altri si arrangiarono, come potevano, nelle auto e per le strade; per poi ritornare dove si trovano ancora oggi: fra le stesse macerie, ma in condizioni ancor più disagiate.
Alcune di queste famiglie, da anni trovano sostentamento qui a Monza, nelle nostre strade. Chi lavorando – allietando i passanti con le melodie del suo strumento – chi, più semplicemente, elemosinando per strada. Altri ancora – uomini adulti in particolare – seguono i lavori stagionali che dalla Grecia al sud Italia, richiamano manovalanza a basso prezzo e in nero. Non mi nascondo il fatto che fra di loro possa esserci anche chi delinque. Come non va nascosto il fatto che, per loro, è molto più difficile che per molti altri, trovare un lavoro.
Ritengo quindi che, quanto accaduto nell'area Falck, sia anche un problema della nostra città – da affrontare a livello intercomunale – al di là della soluzione più banale e inefficace, consistente in un ulteriore sgombero.

Una scelta più adeguata – a mio modo di vedere – sarebbe invece quella di incontrare queste famiglie e le associazioni di volontariato che, pur fra mille problemi, gli sono vicine. Aprire con loro un dialogo, raccogliendo anche esperienze e informazioni da comunità e associazioni che svolgono un lavoro analogo nel nostro paese.
In questo modo Monza darebbe un contributo concreto e innovativo alla risoluzione di un problema che si tende a ignorare o ad estremizzare. Per una volta affrontiamolo.
Non è un problema di carità, né di assistenza. Si tratta di qualcosa di ben più significativo: è un problema di nuove forme di convivenza e delle idee innovative che possano favorirle. E' un problema di nuove politiche abitative, sociali e culturali. Il mondo sta cambiando. Monza non può sottrarsi.

Umberto De Pace

Monza che cambia
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1. Sicurezza e informazione
2. Volontari alla sicurezza e ronde
3. I giostrai di via Sibelius
4. Gocce di intolleranza


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  28 settembre 2008